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La riforma del recupero crediti: quando l’avvocato sostituisce il giudice.

La riforma del recupero crediti introdotta dal DDL 978 prevede che l’avvocato del creditore, e non più il giudice, possa emettere un’intimazione ad adempiere che, se non contestata entro 40 giorni, diventa titolo esecutivo. Questo elimina il controllo preventivo del magistrato previsto oggi dal procedimento monitorio (decreto ingiuntivo), con l’obiettivo di accelerare le procedure, ma solleva forti preoccupazioni sul diritto di difesa dei debitori, soprattutto dei consumatori. Parallelamente, un altro disegno di legge delega interviene sull’esecuzione forzata, introducendo aggiustamenti tecnici per renderla più efficiente: tra le novità, la vendita privata dell’immobile pignorato da parte del debitore (con garanzie), l’abolizione della formula esecutiva, l’anticipazione della nomina del custode, e l’estensione delle norme antiriciclaggio alle vendite esecutive. Si tratta di una riforma più tecnica e meno rivoluzionaria rispetto a quella del DDL 978, ma comunque significativa per la pratica forense. In sintesi: da un lato si semplifica drasticamente l’accesso all’esecuzione forzata; dall’altro si cerca di ottimizzarne lo svolgimento, con attenzione a equilibrio, trasparenza e tempi.

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Il licenziamento della lavoratrice divenuta disabile:

Il licenziamento di una lavoratrice divenuta disabile non è automaticamente illegittimo, ma può ritenersi giustificato qualora il datore di lavoro dimostri l’assenza di mansioni compatibili con il suo stato di salute all’interno dell’organizzazione aziendale. La Corte di Cassazione, con le sentenze n. 18245 e n. 17789 del 2025, ha ribadito che la sopravvenuta inidoneità assoluta e permanente – accertata da organi medico-legali – integra una causa legittima di recesso datoriale solo se non sussistono posizioni lavorative alternative idonee a rispettare le prescrizioni sanitarie. Il datore ha l’onere di provare concretamente l’impossibilità di ricollocamento, tenendo conto delle dimensioni, della struttura e dell’organizzazione dell’azienda, senza che ciò comporti l’obbligo di creare posti ad hoc, ma richiedendo comunque un’effettiva verifica delle opportunità esistenti.

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Disabilità e caregiving: due sentenze UE che riscrivono le regole del lavoro

Disabilità e caregiving: due sentenze della Corte di Giustizia UE dell’11 settembre 2025 (cause C-5/24 e C-38/24) stanno ridefinendo il rapporto tra lavoro e inclusione. La prima chiarisce che il periodo di comporto non è automaticamente discriminatorio, ma deve essere accompagnato da accomodamenti ragionevoli su misura; la seconda ribadisce che anche i caregiver sono protetti dal divieto di discriminazione, anche indiretta. Il messaggio alle imprese è chiaro: l’autonomia organizzativa resta, ma va motivata e bilanciata con i diritti individuali. L’era delle regole “one size fits all” nel rapporto di lavoro è finita.

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Tribunale di Bari – Sezione Lavoro n. 1557 – 17.09.25

La causa riguarda un lavoratore appartenente alle categorie protette che, dopo aver prestato servizio in somministrazione a tempo indeterminato presso la stessa azienda dal 2018 al 2024, chiede al Tribunale di Bari di dichiarare abusivo l’uso dello staff leasing e di riconoscergli un rapporto di lavoro diretto a tempo indeterminato con l’azienda utilizzatrice. Il Tribunale rigetta la domanda, ritenendo che la somministrazione a tempo indeterminato (staff leasing) sia estranea alla Direttiva UE 2008/104 e non configuri un abuso, poiché il lavoratore godeva di un contratto stabile con l’agenzia e non era in una condizione di precarietà.

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Posso andare in pensione con invalidità al 100%, 29 anni di contributi e 48 anni?

Una persona con invalidità civile al 100% e inabilità assoluta riconosciuta, che ha accumulato 29 anni di contributi e ha 48 anni di età, ha cessato ogni attività lavorativa. Tuttavia, la domanda presentata non risulta sufficiente per ottenere quanto richiesto; è necessario garantire che essa sia corretta e specifica per la situazione (non quella relativa all'invalidità civile). Tra i requisiti fondamentali, mentre alcuni sono ampiamente soddisfatti e l'età non è rilevante, altri rimangono obbligatori e devono essere rispettati. Infine, la domanda corretta dovrà essere inoltrata solo dopo il rilascio del verbale di inabilità. Sì, puoi andare in pensione subito, a 46 anni, senza aspettare la pensione di vecchiaia, ma solo se ottieni il riconoscimento di inabilità assoluta e presenti la domanda corretta (quella previdenziale, non quella civile). Con 36 anni di contributi, la tua pensione sarà proporzionale al tuo stipendio medio e alla tua anzianità, non un misero assegno assistenziale.

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Figli disabili, le condizioni di lavoro dei genitori devono permettere l’assistenza

tema di discriminazione sul posto di lavoro, la Corte Ue, sentenza nella causa C- 38/24, ha affermato che la tutela dei diritti delle persone disabili contro l discriminazioni indirette si estende ai genitori di bambini disabili. Le condizioni di impiego e di lavoro, chiariscono i giudici di Lussemburgo, devono essere adattate per consentire ai genitori di occuparsi del figlio senza rischiare di subire un discriminazione indiretta.

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Il Paradosso delle Aziende Pubbliche: Obbligate ad Assumere, Ma Spesso Invisibili ai Disabili

C’è un paradosso che lacera il tessuto del nostro welfare e della nostra etica civile: da una parte, lo Stato e gli enti locali controllano centinaia di società — dalle grandi come Eni, Enel e Poste Italiane, fino a piccole municipalizzate — che per legge devono assumere persone con disabilità iscritte al collocamento mirato. Dall’altra, chi cerca lavoro con una disabilità si scontra con porte chiuse, silenzi, liste d’attesa infinite e un sistema che, nella pratica, sembra volerlo dimenticare.

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Invalidità: evoluzioni nell’accertamento tecnico preventivo nel contesto processuale

La riforma prende forma sotto la forte spinta delle rigide scadenze stabilite dal PNRR per accelerare i tempi della giustizia civile. È chiaro l'obiettivo del legislatore di uniformare i tempi dei procedimenti, limitando la discrezionalità del giudice attraverso una sequenza rigida e standardizzata delle varie fasi processuali. Tuttavia, le numerose criticità emerse e i dubbi sollevati dagli operatori del settore evidenziano la necessità di un intervento correttivo. Si auspica che, nel corso dell’iter parlamentare per la conversione del decreto in legge, il testo venga revisionato e migliorato al fine di risolvere le ambiguità esistenti e chiarire meglio l’applicazione di una norma che ha un impatto significativo sui diritti fondamentali delle persone più vulnerabili.

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Analisi e criticità: Assunzioni di disabili ex legge 68/99, segnalazioni da parte di enti pubblici, intervento della Comunità Europea e criticità del sistema concorsuale

Ai sensi dell’art. 18 della legge 68/99, i disabili iscritti al "collocamento mirato" (registro gestito dai Centri per l’Impiego) hanno diritto a essere prioritariamente considerati per le assunzioni obbligatorie. La normativa non esclude che gli enti pubblici possano effettuare segnalazioni o raccomandazioni per l’inserimento di candidati disabili, purché tali atti siano trasparenti e non configurino favoritismi o clientelismo.

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L’ I. N. P. S. riguardante il diritto degli eredi di un pensionato deceduto a riscuotere ratei di pensione di vecchiaia non richiesti.

La previa domanda amministrativa, dunque, assurge a "elemento costitutivo del corrispondente diritto" (Cass., sez. lav., 22 novembre 2018, n. 30283, punto 2.1. delle Ragioni della decisione) e non si atteggia come mera condizione dell'azione, rilevante anche quando sopravviene in corso di causa: donde la necessità di presentarla prima dell'instaurazione della lite (Cass., sez. lav., 29 ottobre 2018, n. 27384).

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La responsabilità civile del datore di lavoro nell’ipotesi di infortuni e malattie professionali

La differenza è fondamentale in quanto, mentre per le malattie professionali tabellate il nesso causale tra la attività lavorativa svolta e la malattia è presunto, essendo previsto dalla legge e quindi non necessita di prova specifica in corso di causa, essendo sufficiente per il lavoratore dimostrare l'attività svolta e la sussistenza della malattia, nell'ipotesi di malattia non tabellata il lavoratore ha un onere probatorio gravoso in quanto dovrà dimostrare anche il nesso di causalità tra l'attività lavorativa e la malattia professionale.

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