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Il lavoro subordinato nascosto: come la Cassazione smonta il “finto autonomo” con 7 indizi che i giudici non possono ignorare.

Il lavoro è davvero subordinato quando, al di là della forma contrattuale, il lavoratore è inserito stabilmente nell’organizzazione aziendale e assoggettato al potere direttivo, organizzativo e disciplinare del datore di lavoro. Elementi decisivi — come ribadito dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 25114/2025 — sono: l’obbligo di osservare un orario preciso, la giustificazione di assenze, l’uso di strumenti aziendali, il controllo continuo sull’attività, l’imposizione di compiti non previsti nel contratto (es. attività “inbound” in un call center), e l’assenza di autonomia nella gestione del lavoro. La prova testimoniale può essere sufficiente a dimostrare questi fatti, e la mancata contestazione specifica dei conteggi retributivi da parte del datore determina la loro ammissione automatica (art. 115 c.p.c.). Inoltre, in caso di appalto illecito — anche in assenza di contratto formale — il committente è obbligato in solido al pagamento dei crediti retributivi (Trib. Roma, 6 gennaio 2025). La giurisprudenza è chiara: prevale sempre la realtà fattuale sulla qualificazione formale del rapporto.

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La Casa Parla: Benvenuti al Fascicolo Digitale del Fabbricato, la Rivoluzione che Trasforma le Mura in Memoria

Il fascicolo digitale del fabbricato è la nuova “cartella clinica” dell’immobile: un archivio dinamico e accessibile che raccoglie tutta la storia amministrativa, strutturale e impiantistica di un edificio. Approvato dal Consiglio dei ministri nel disegno di legge delega sul Codice dell’edilizia, mira a porre fine alla frammentazione degli archivi, garantendo trasparenza, sicurezza e certezza del diritto – trasformando la burocrazia da ostacolo in servizio al cittadino e al mercato.

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Fideiussione Omnibus ABI: il Tribunale di Bari striglia le banche — e afferma: “Niente più pretese!”

Il Tribunale di Bari, con la sentenza n. 172/2025, ha dichiarato la nullità di una fideiussione omnibus redatta secondo lo schema ABI, ritenendola indeterminata e contraria ai principi di buona fede. In un passaggio particolarmente incisivo, il giudice ha anche affermato la decadenza della banca da ogni pretesa, poiché l’uso reiterato di clausole abusive non può più essere tollerato dall’ordinamento. Una pronuncia chiara, netta e fortemente orientata a tutelare il fideiussore da pratiche contrattuali opache e squilibrate.

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Conti opachi in condominio? L’amministratore paga di tasca sua

Quando i conti del condominio “tornano” ma non convincono, la legge non guarda solo ai numeri: l’amministratore è obbligato a rendere ogni spesa chiara, tracciabile e documentata. Se non allega fatture, inserisce entrate fittizie o usa i fondi per scopi diversi da quelli deliberati, commette mala gestio — anche se non ha sottratto un euro. Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 12772/2025, ha stabilito che la trasparenza è un dovere, non un optional: in sua assenza, l’amministratore deve risarcire il condominio, compresi i costi della perizia contabile richiesta per fare chiarezza. Gestire soldi altrui significa meritare fiducia ogni giorno — non solo non rubare, ma dimostrare, con i documenti, di averli spesi bene.

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Reagire con le mani al posto delle parole? Rischi il licenziamento in tronco

Reagire con le mani a un insulto sul posto di lavoro — anche se provocati — comporta il licenziamento per giusta causa. Lo ha ribadito la Corte d’Appello di Milano con la sentenza n. 853/2025, sottolineando che non conta chi ha iniziato la lite: chi passa alle vie di fatto rompe irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore, rendendo impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro. La violenza, in azienda, non è mai una risposta legittima.

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Quando il vicino diventa una minaccia: il diritto contro lo stalking condominiale

Lo stalking condominiale non è un semplice litigio tra vicini: è un reato penale previsto dall’articolo 612-bis del codice penale, che si configura quando condotte reiterate — come insulti, minacce, rumori molesti o danneggiamenti — generano nella vittima un grave stato di ansia, timore per la propria incolumità o la necessità di cambiare le proprie abitudini di vita. La Cassazione ha chiarito che anche due sole azioni, se mosse da intento persecutorio, possono bastare a integrare il reato, e che le sole dichiarazioni coerenti della vittima possono giustificare l’incriminazione dello stalker. Vivere in condominio non significa dover subire la paura tra le mura di casa.

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Quando la Cassazione entra nella tua vita: nuove regole per condomini, lavoratori e migranti

La Corte di Cassazione, con una serie di sentenze depositate l’11 novembre 2025, ha ridefinito i confini del diritto nella vita quotidiana: dal riconoscimento dello stalking condominiale alla tutela del lavoro carcerario, dalla difesa della libertà sindacale al divieto di espulsione automatica per stranieri integrati. In un’epoca di incertezze, la Suprema Corte sceglie di mettere al centro la dignità della persona, la proporzionalità delle sanzioni e il rispetto delle regole condivise, dimostrando che il diritto non è mai lontano — è dentro le nostre case, i nostri uffici, le nostre vite.

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Cassazione ribalta il rifiuto dell’indennità di accompagnamento: la “supervisione continua” equivale all’“aiuto permanente”

La Corte di Cassazione ha stabilito che la “supervisione continua” nella deambulazione soddisfa il requisito legale per l’indennità di accompagnamento previsto dall’art. 1 della legge n. 18/1980, poiché implica l’impossibilità di camminare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore. La sentenza ribadisce che tale condizione, se continua e non episodica, integra pienamente la fattispecie normativa, a prescindere dalla valutazione della residua autonomia funzionale secondo la scala di Barthel.

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Il lavoratore con limiti medici che svolge un’altra attività: quando il licenziamento regge davvero in tribunale?

l licenziamento di un lavoratore con limiti medici che svolge un’altra attività non è mai automaticamente legittimo. La Corte di Cassazione ricorda che «la limitazione dell’idoneità al lavoro non comporta, di per sé, l’assoluta impossibilità di svolgere qualsiasi altra attività lavorativa» (Sentenza n. 22545 del 10 novembre 2017, Sez. Lavoro). Spetta al datore provare, in concreto, l’incompatibilità tra le mansioni esterne e lo stato di salute del dipendente — e aver prima escluso ogni possibilità di ricollocazione interna. Senza queste prove, il recesso rischia di essere dichiarato illegittimo.

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Paralisi dell’assemblea condominiale: quando il giudice nomina un commissario per salvare l’edificio

In un condominio , gravi danni strutturali — cornicioni pericolanti, distacchi di calcestruzzo, infiltrazioni d’acqua — richiedevano interventi urgenti, confermati anche dai Vigili del Fuoco e da un CTU nominato dal tribunale. Tuttavia, l’assemblea era paralizzata: i dissidi tra condomini impedivano il raggiungimento della maggioranza necessaria (più della metà dei partecipanti con almeno 500 millesimi) per deliberare i lavori. Cinque condomini hanno quindi presentato ricorso ex articolo 1105, quarto comma, del Codice civile, chiedendo l’intervento del giudice. Con decreto del 5 novembre 2025, il Tribunale ha nominato un commissario ad acta, attribuendogli il potere di affidare i lavori, seguirne l’esecuzione e ripartire le spese secondo gli articoli 1123 e 1126 c.c., superando così la paralisi assembleare in via sostitutiva e urgente.

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Il diritto di andare in bagno sul lavoro: un diritto fondamentale, non un privilegio

L’argomento riguarda il diritto del lavoratore a soddisfare le proprie esigenze fisiologiche durante l’orario di lavoro, riconosciuto come parte integrante della tutela della dignità personale e della sicurezza psicofisica sul posto di lavoro. La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 12504/2025 ha ribadito che un datore di lavoro non può, né direttamente né per carenza organizzativa, impedire a un dipendente di andare in bagno in caso di urgenza — pena il risarcimento per danno non patrimoniale. La giurisprudenza chiarisce che il bisogno fisiologico “non può attendere” e che ogni azienda deve prevedere procedure efficaci per gestire queste situazioni, senza umiliare o esporre il lavoratore a condizioni degradanti.

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Detrazione per figlio maggiorenne: spetta ancora al 100% al genitore affidatario senza bisogno di nuovo accordo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15224 del 7 giugno 2025, ha stabilito che la detrazione fiscale per i figli a carico spetta nella stessa misura anche dopo il compimento della maggiore età, senza che sia necessario un nuovo accordo tra i genitori. In particolare, se durante la minore età un genitore affidatario fruiva del 100% della detrazione, può continuare a farlo anche per il figlio maggiorenne, purché questi resti a carico fiscalmente. La decisione ribadisce il principio già espresso dall’Agenzia delle Entrate con la Circolare n. 15/E del 2007.

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