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Anche se il contratto collettivo nazionale non lo prevede, il lavoro domenicale va compensato con una maggiorazione retributiva.

La contrattazione collettiva non abbia previsto espressamente alcuna maggiorazione in forma indennitaria o salariale per i pulitori turnisti operanti presso l'aeroporto di (come osservato dal P.G.) non è qualificabile come conseguenza di una volontà delle parti collettive diretta ad escludere la possibilità di attribuire i vantaggi suppletivi previsti in via generale dall'ordinamento ai lavoratori domenicali; e, per altro verso, la prospettazione da parte dei lavoratori interessati di una serie di disagi e sacrifici incidenti su interessi umani e familiari compromessi dal lavoro domenicale, ha portato i giudici di merito al riconoscimento di maggiorazione del 30% della retribuzione giornaliera per le giornate di lavoro domenicale, essendo emersi, in fatto, la percezione della medesima retribuzione oraria spettante ai lavoratori non turnisti e il godimento del medesimo numero di giorni di riposo settimanale per tutti i dipendenti, turnisti e non, rimanendo così il riposo compensativo, di per sé solo, insufficiente a compensare il disagio dovuto alla prestazione lavorativa in giorno festivo domenicale.

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Equitalia: cartelle esattoriali tutte nulle. La sentenza più importante

Con una sentenza che farà tremare il fisco italiano e la tenuta dei conti pubblici, la CTP di Campobasso è la prima Corte a dichiarare la nullità delle cartelle esattoriali notificate da Equitalia perché emesse a seguito di un atto dell’Agenzia delle Entrate firmato da uno dei “falsi dirigenti” (quelli, cioè, decaduti a seguito della sentenza della Corte Costituzionale di marzo scorso). La novità di questa pronuncia è che – confermando quanto avevamo anticipato in tutti questi anni sul nostro giornale e, da ultimo, in “Cartella Equitalia nulla per l’accertamento firmato dal dirigente decaduto” – ad essere annullato non è più (solo) l’accertamento fiscale in sé, ma il successivo atto di Equitalia, la famigerata cartella, notificata quando ormai sono scaduti i termini per impugnare il primo.

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Tassazione delle plusvalenze infraquinquennali

È quindi chiaro che, in queste circostanze, il legislatore tributario considera una situazione di fatto, ovvero la residenza abituale in un certo immobile. Poiché l’obiettivo del legislatore è di natura anti-speculativa, non sembra coerente con la logica della legge escludere dalla tassazione basandosi solo sulla “classificazione catastale”, senza permettere al contribuente di dimostrare l’effettivo utilizzo dell’immobile come abitazione principale, come indicato precedentemente.

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In pensione a 64 anni, con 25 anni di contributi: la novità in Legge di bilancio 2025

'emendamento approvato dalla Commissione Bilancio della Camera, promosso dalla Lega e sottoscritto dalla deputata Tiziana Nisini, introduce nella Legge di bilancio 2025 una norma che consente ai lavoratori interamente contributivi, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, di accedere al pensionamento anticipato a partire dai 64 anni di età, avvalendosi della previdenza complementare.

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Sulla valenza del rifiuto del datore di lavoro a ricercare accomodamenti ragionevoli ai fini della valutazione della ricorrenza della buona fede nell’inadempimento del lavoratore rilevante ai sensi dell’art. 1460 c.c.

Premesso ciò, la Corte di Cassazione, accogliendo uno specifico motivo di ricorso, ha rilevato che, nell'applicare l'art. 1460, secondo comma, c.c., secondo cui il lavoratore può rifiutarsi di adempiere alla propria prestazione solo quando tale rifiuto, valutato alla luce delle circostanze del caso concreto, non sia contrario ai principi di buona fede, la Corte d’Appello avrebbe dovuto considerare adeguatamente l'entità dell'inadempimento del datore di lavoro. Questo parametro deve essere esaminato in relazione al complessivo equilibrio di interessi regolati dal contratto e alla concreta incidenza dell'inadempimento datoriale su esigenze fondamentali, sia personali sia familiari, del lavoratore. A tal proposito, la Suprema Corte rimanda a precedenti sentenze sul tema, come Cass. 4404/2022 e Cass. 11408/2018.

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Lavoratore malato può rifiutare il trasferimento?

La Cassazione, con la sentenza n. 21391/2019, ha chiarito che il dipendente non può rifiutare automaticamente un trasferimento, nemmeno nel caso in cui lo consideri illegittimo. Tuttavia, il mancato svolgimento della prestazione lavorativa è considerato legittimo se il trasferimento comporta per il lavoratore un grave o irreparabile danno, come nel caso di chi necessita di cure salvavita quotidiane, ad esempio un dipendente affetto da cancro. In tali situazioni, il rifiuto non viola i principi di buona fede.

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Pensioni di invalidità 2025, arrivano gli aumenti fino a 850 euro al mese, ecco per chi e i requisiti: tutte le cifre.

Pertanto, sono previsti degli incrementi per gli invalidi, che oscilleranno tra 400 e 850 euro mensili, ma esclusivamente per coloro che risultano totalmente inabili a svolgere attività lavorative. Al contrario, per chi presenta una parziale inabilità, con una percentuale compresa tra il 74% e il 99%, gli aumenti saranno esigui e corrisponderanno solo a pochi euro al mese. Questo perché la rivalutazione per il prossimo anno prevede un incremento minimo dello 0,8%, comportando differenze trascurabili rispetto agli importi percepiti nel 2024.

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Il recesso anticipato dal contratto a termine: quali conseguenze?

In applicazione dell’art. 2119 Cod. Civ., la giurisprudenza ha dunque escluso il recesso anticipato per ragioni diverse dalla giusta causa, non potendo trovare applicazione nemmeno il licenziamento per giustificato motivo oggettivo (sul punto, Trib. Roma, 28 settembre 2020, n. 4817, che ha ritenuto “la riorganizzazione dell’assetto produttivo dell’impresa” circostanza non idonea “a risolvere in anticipo un contratto di lavoro a tempo determinato”). Resta invece ferma la possibilità di risolvere consensualmente il rapporto.

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