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Obbligo di avvisare il lavoratore dell’imminente superamento del comporto nel caso di informazioni errate sui giorni di malattia nei prospetti presenze.

Un lavoratore conveniva in giudizio il proprio datore di lavoro per accertare l’illegittimità del licenziamento per superamento del periodo di comporto intimato nei suoi confronti. La Corte d’Appello di Roma, ribaltando la pronuncia di primo grado, accertava che la società fosse tenuta ad avvisare il lavoratore della prossima scadenza del periodo di comporto, avendo indicato nei prospetti presenze allegati ai cedolini un numero di giorni di assenze per malattia inferiori (241) rispetto a quelli in concreto realizzati dal lavoratore (371), generando in quest’ultimo un incolpevole affidamento,

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Il dipendente che effettua un furto di piccolo importo non può essere licenziato causa la sproporzione tra sanzione applicata e condotta contestata

La vicenda ha riguardato un dipendente, con mansioni di magazziniere addetto alla cella frigo,  di una società di capitale che ha seguito del furto di generi alimentari veniva licenziato dalla società. Il lavoratore impugnava il provvedimento espulsivo della società. Il Tribunale adito in parziale accoglimento dell’impugnativa del licenziamento condannava la convenuta, ai sensi dell’art. 18, comma 5, St. Lav., a corrispondere al lavoratore una somma pari a 15 mensilità della retribuzione globale di fatto, negandogli invece la reintegrazione nel posto di lavoro. Avverso tale decisione entrambe le parti avevano proposto reclamo. I giudici di appello riuniti i procedimenti instaurati li rigettavano entrambi, confermando che il fatto imputato al lavoratore ai sensi dell’art. 229 del CCNL applicato fosse passibile di licenziamento ed anche che la correttezza della valutazione compiuta dal primo giudice sulla non proporzionalità della sanzione, tenuto conto che l’appropriazione aveva riguardato merce di valore esiguo. Avverso tale decisione il datore di lavoro proponeva ricorso in cassazione fondato su un unico motivo. Il lavoratore resistette con controricorso, contenente ricorso incidentale, pure a mezzo di unico motivo.

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I presupposti per la ripetizione da parte dell’INPS della indennità di disoccupazione involontaria

Con il ricorso è denunciata la violazione e falsa applicazione degli artt. 45 comma 3, 73 comma 2, 76 comma 3 e 77 del R.D.L. 4 ottobre 1935 n. 1827 convertito con modificazioni nella legge 6 aprile 1936 n. 1155, nel testo vigente ratione temporis, con riferimento all’art. 32 comma 5 della legge 4 novembre 2010 n. 183 e dell’art. 2033 c.c., con riguardo al giudizio di accertamento negativo dell’obbligo di restituzione dell’indennità ordinaria di disoccupazione involontaria percepita da C. G. C. nel periodo dal 15.6.2010 al 16.6.2011.

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Il licenziamento disciplinare

A tali nozioni legali deve innanzitutto fare riferimento il giudice chiamato a verificare la legittimità di un licenziamento disciplinare, tenendo conto di una pluridecennale giurisprudenza di legittimità che ha interpretato dette disposizioni nel senso che la riconduzione del fatto contestato e accertato alle ipotesi normative è frutto di selezione e valutazione di una pluralità di elementi, con “un giudizio complesso, che si relaziona, da un lato, alla portata oggettiva e soggettiva dei fatti contestati, alle circostanze nelle quali sono stati commessi e all’intensità del profilo intenzionale; dall’altro lato, alla proporzionalità tra tali fatti e la sanzione inflitta, per stabilire se la lesione dell’elemento fiduciario su cui si basa la collaborazione del prestatore di lavoro, sia tale, in concreto, da giustificare la massima sanzione disciplinare” (in termini, Corte Cost. n. 129 del 2024).

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Licenziamento per soppressione del posto del lavoratore con disabilità: necessario il parere della commissione medica

I giudici di secondo grado accertavano sia la sussistenza della soppressione del posto al quale era adibito il lavoratore sia l’adempimento dell’obbligo di repêchage in capo al datore di lavoro; il dipendente non era, infatti, in possesso dei necessari titoli abilitativi per poter condurre mezzi speciali, non aveva esperienze pregresse nelle mansioni impiegatizie e, inoltre, era oggetto di prescrizioni mediche che precludevano lo svolgimento di mansioni di raccolta di rifiuti “porta a porta”.

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I controlli del datore di lavoro sull’adempimento della attività lavorativa tramite agenzia investigativa divieti, limiti ai controlli diversi

L’assunto in partenza dichiarato dalla Corte territoriale, secondo cui l'attività lavorativa del G. poteva essere controllata dall’agenzia investigativa al fine di verificare il corretto adempimento delle prestazioni cui questi era tenuto, pregiudica ogni successivo argomentare perché radicato su di una esatta ricognizione della fattispecie astratta di riferimento ed impone un nuovo esame al giudice del rinvio; questi, emendato l’errore di diritto, verificherà nella concretezza della vicenda sottoposta al suo giudizio se il controllo investigativo riguardasse l'adempimento o l'inadempimento dell'obbligazione contrattuale del lavoratore, oppure, senza sconfinare in una attività di vigilanza dell’attività lavorativa, fosse finalizzato all’accertamento di atti illeciti.

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Tribunale di Roma: quali conseguenze in caso di violazione del patto di stabilità da parte dell’apprendista?

Con la sentenza n. 1646 del 09.02.2024, il Tribunale di Roma afferma che è legittima la previsione di una penale in caso di mancato rispetto del patto di stabilità da parte dell’apprendista, avendo il datore sostenuto un reale costo finalizzato alla formazione del lavoratore per poter beneficiare per un periodo di tempo minimo, ritenuto congruo, del bagaglio di conoscenze acquisito dal dipendente.

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“Lavoro (rapporto di)” “Licenziamento (giusta causa)” “Licenziamento, disciplinare” “Provvedimento disciplinare, e procedimento”

Con sentenza 16 giugno 2021, la Corte d'appello di Roma ha dichiarato illegittimo il licenziamento intimato per giusta causa il 16 maggio 2017 da s.r.l. al proprio dipendente, , per svolgimento di attività extralavorativa in costanza di astensione dal lavoro, condannando la società datrice alla sua reintegrazione nel posto di lavoro e al pagamento, in suo favore a titolo risarcitorio, di un'indennità pari a otto mensilità dell'ultima retribuzione di fatto, oltre accessori di legge: così riformando la sentenza di primo grado, che aveva invece ritenuto legittimo il licenziamento.

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La nozione di «mobbing» – come quella di «straining» – è una nozione di tipo medico-legale che non ha autonoma rilevanza ai fini giuridici.

E' configurabile lo straining, quando vi siano comportamenti stressogeni scientemente attuati nei confronti di un dipendente, anche se manchi la pluralità delle azioni vessatorie (Cass. civ. 10 luglio 2018, n. 18164). In materia di tutela della salute nell’ambiente di lavoro, la Suprema Corte ha inoltre chiarito che un “ambiente lavorativo stressogeno” è configurabile come fatto ingiusto, suscettibile di condurre anche al riesame di tutte le altre condotte datoriali allegate come vessatorie, ancorché apparentemente lecite o solo episodiche, in quanto la tutela del diritto fondamentale della persona del lavoratore trova fonte direttamente nella lettura, costituzionalmente orientata, dell’art. 2087 c.c. (vedi, tra le altre: Cass. civ. 7 febbraio 2023 n. 3692 e nello stesso senso: Cass. civ. nn. 33639/2022, 33428/2022, 31514/2022).

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Differenze TFS e TFR ,indennità sostitutiva delle ferie e base contributiva

Hanno diritto all’indennità di buonuscita i dipendenti civili e militari dello Stato in senso stretto assunti con contratto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000 e, indipendentemente dalla data di assunzione, i dipendenti rimasti in regime di diritto pubblico, ai sensi dell’art. 3, d.lgs. n. 165 del 2001, che hanno risolto, per qualunque causa, il rapporto di lavoro e quello previdenziale con almeno un anno di iscrizione.

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Diffamazione e diritto di critica sindacale

La vicenda in esame si caratterizza per l'espressione, da parte di soggetti titolati a farlo (in quanto rappresentanti sindacali), di espressioni di dissenso nei confronti di un dirigente aziendale giudicato, per così dire, inutilmente zelante rispetto a determinate sue mansioni.

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Legge 104: come cambia dopo il decreto Disabilità

Del tutto sostituito è l’art. 4 della legge n. 104/1992 in base al quale il riconoscimento della condizione di disabilità di cui all'art. 3, è effettuato dall’INPS mediante l’attività di commissioni che assolvono alle funzioni di Unità valutative di base. Il procedimento di valutazione di base è inteso ad accertare la condizione di disabilità e costituisce un procedimento complesso ma unitario ed omnicomprensivo, preordinato al riconoscimento della condizione di disabilità e comprende pressoché tutte le situazioni di disabilità quali l’invalidità civile, la cecità e la sordità civili.

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