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Sistema previdenziale e sanitario in crisi: serve un intervento strutturale, non solo emergenziale

Il sistema previdenziale e sanitario italiano è sotto pressione crescente a causa dell’invecchiamento demografico, del calo delle nascite e dei vincoli di finanza pubblica. In questo scenario, si riaffaccia l’ipotesi di un prelievo straordinario e progressivo sui patrimoni oltre una certa soglia, non come patrimoniale generalizzata, ma come misura temporanea per ricapitalizzare il welfare. La proposta solleva interrogativi giuridici e sociali, ma è potenzialmente compatibile con i principi costituzionali di capacità contributiva e tutela dei diritti fondamentali, purché rispetti proporzionalità e non discriminazione. Tuttavia, come ribadito dalla Corte Costituzionale e dalla Cassazione, nessun intervento emergenziale può sostituire una riforma strutturale fondata su equità intergenerazionale, efficienza e sostenibilità.

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Permessi Legge 104, dal 2026 arriva la stretta: obbligatoria la verifica dei requisiti

Dal 2026, i permessi retribuiti previsti dall’articolo 33 della Legge 104/1992 saranno soggetti a una verifica periodica dei requisiti sanitari da parte dell’INPS. La misura mira a garantire che il beneficio sia riservato solo a chi effettivamente versa in condizioni di disabilità grave, in linea con la giurisprudenza della Cassazione, che ha più volte ribadito la necessità dell’attualità dello stato di gravità al momento dell’utilizzo del permesso (Cass. n. 17350/2021 e n. 8967/2019). La riforma non intende limitare i diritti legittimi, ma contrastare abusi e assicurare la sostenibilità del sistema.

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Legge 104 e Legge 106/2025: cosa cambia davvero dal 2026 per i lavoratori con disabilità?

Dal 1° gennaio 2026 entra in vigore la Legge 106/2025, che affianca la storica Legge 104/1992 introducendo nuove tutele per i lavoratori con disabilità o affetti da patologie gravi. Tra le principali novità: 10 ore annue aggiuntive di permesso retribuito per visite e terapie, un congedo fino a 24 mesi non retribuito (con conservazione del posto di lavoro ma senza accredito contributivo), e il diritto prioritario allo smart working, se compatibile con la mansione e in assenza di “esigenze organizzative contrarie”. Per la prima volta, anche i lavoratori autonomi potranno sospendere l’attività fino a 300 giorni in caso di malattia grave, mantenendo attiva la posizione previdenziale. Nonostante i passi avanti, la mancata retribuzione del congedo lungo e l’ampia discrezionalità riconosciuta ai datori di lavoro rischiano di limitare l’effettività di queste nuove tutele.

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Lavoratori fragili e la Legge 106/2025: diritti sulla carta, ma senza sostegno economico.

La Legge 106 del 18 luglio 2025 introduce nuove tutele per i lavoratori fragili – persone con invalidità ≥74% o affette da patologie oncologiche o croniche – a partire dal 1° gennaio 2026. Tra le novità: 10 ore aggiuntive all’anno di permessi retribuiti e un congedo straordinario fino a 24 mesi per curarsi, con conservazione del posto di lavoro. Tuttavia, il congedo non è retribuito, non matura anzianità né contribuzione previdenziale (salvo versamento volontario), rendendo il diritto inaccessibile per chi non ha risorse economiche. Lo smart working al rientro è previsto “in via prioritaria”, ma subordinato alle esigenze organizzative dell’azienda, lasciando ampio spazio alla discrezionalità datoriale. Unica nota positiva: per la prima volta, anche i lavoratori autonomi potranno sospendere l’attività fino a 300 giorni mantenendo la posizione previdenziale. La legge, pur riconoscendo formalmente i bisogni dei lavoratori fragili, rischia di offrire tutele solo sulla carta, senza sostegno economico concreto.

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Congedo per Partite IVA e Professionisti: la Legge 106 apre una nuova era di tutele

La Legge 106, in vigore dal 1° gennaio 2026, introduce per la prima volta un congedo speciale per partite IVA e professionisti: «La “Legge 106” prevede che, a partire dal 2026, professionisti e lavoratori autonomi potranno sospendere l’attività per un massimo di 300 giorni all’anno». La norma estende alcune tutele della Legge 104 anche ai lavoratori autonomi che svolgono attività continuativa per un committente, garantendo il mantenimento della posizione previdenziale durante la sospensione. Per i dipendenti, invece, è previsto un congedo fino a 24 mesi con conservazione del posto, ma «durante questo congedo, il lavoratore non riceverà alcuna retribuzione, né contributi, né Tfr».

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Quando è possibile revocare una donazione già fatta? Guida pratica con la giurisprudenza della Cassazione

La donazione, pur essendo un atto irrevocabile per natura, può essere revocata in casi tassativi previsti dalla legge: per ingratitudine del donatario (art. 801 c.c.), per sopravvenienza di figli (art. 803 c.c.), per inadempimento di un onere (art. 805 c.c.) o tramite azione revocatoria ordinaria da parte dei creditori (art. 2901 c.c.). La giurisprudenza della Cassazione chiarisce che “la revoca per ingratitudine è ammessa solo nei casi tassativamente previsti dall’art. 801 c.c., che non possono essere ampliati per analogia” e che “l’azione revocatoria ordinaria è esperibile anche nei confronti di atti di liberalità, come la donazione, qualora essi abbiano pregiudicato le ragioni dei creditori”.

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Quando lo stress diventa malattia professionale: diritti, tutele e tempi per agire

Quando lo stress diventa malattia professionale, l’INAIL deve intervenire — anche senza prove di mobbing e senza fare causa all’azienda. Una recente sentenza del Tribunale di Reggio Emilia (11 giugno 2025) ha ribadito un principio fondamentale: non conta l’intenzione del datore di lavoro, ma il nesso tra patologia e ambiente lavorativo. Se ansia, depressione o disturbi psichici derivano da un clima tossico — fatto di umiliazioni, turni massacranti, isolamento — e una perizia medico-legale lo accerta, l’INAIL è obbligato a riconoscere la malattia professionale e a indennizzare. Grazie alla Corte Costituzionale e al D.Lgs. 38/2000, la tutela copre anche le malattie non tabellate, purché dimostrato il legame con il lavoro. Perché la dignità sul posto di lavoro è una forma di sicurezza.

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Multe dimenticate? Ora puoi sanarle con la Rottamazione 5

Hai ricevuto una multa anni fa e non l’hai mai pagata? Oggi potresti avere l’opportunità di chiudere quel debito senza interessi, sanzioni o spese aggiuntive, grazie alla Rottamazione 5. Questa misura ti permette di regolarizzare multe stradali e altri debiti verso lo Stato — anche quelli risalenti fino a 9 anni fa — pagando solo la somma originaria, in un’unica soluzione o in comode rate. Scopri come funziona, chi può aderire e cosa fare per non perdere questa occasione. ➡️ Continua a leggere su Studio Argari

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Parità genitoriale: diritti NASpI e dimissioni senza preavviso

Il padre lavoratore dipendente del settore privato che si dimette entro il primo anno di vita del figlio gode degli stessi diritti riconosciuti alla madre: non è tenuto al preavviso e ha diritto all’indennità NASpI, purché sussistano i requisiti contributivi (13 settimane negli ultimi 4 anni e 30 giornate di lavoro negli ultimi 12 mesi). Tale equiparazione è espressamente prevista dall’art. 55, comma 1, del D.Lgs. 151/2001, che stabilisce che “la lavoratrice e il lavoratore che si dimettono nel periodo per cui è previsto, a norma dell’articolo 54, il divieto di licenziamento, non sono tenuti al preavviso” e hanno diritto “alle indennità previste [...] per il caso di licenziamento”. L’art. 54, comma 7, estende espressamente tale tutela al padre “fino al compimento di un anno di età del bambino”. La Circolare INPS n. 32/2023 conferma che “in caso di dimissioni volontarie presentate dal papà [...] fino al compimento di un anno di età del bambino, è mantenuto il diritto alle indennità previste in caso di licenziamento (es. all’indennità NASpI)”, senza alcuna distinzione tra settori. Negare tale diritto ai padri – ad esempio escludendo i lavoratori domestici – viola il principio di parità sancito dall’art. 3 della Costituzione e dall’art. 3 del D.Lgs. 151/2001, che vieta “qualsiasi discriminazione [...] in ragione dello stato di [...] paternità”. La giurisprudenza (Cass. n. 11543/2024) ha ribadito che l’INPS “ha detto meno di quanto ha voluto”, escludendo ingiustificatamente alcune categorie, e che tale comportamento configura un’interpretazione formalistica contraria alla ratio della norma: la tutela della genitorialità attiva, indipendentemente dal genere o dal tipo di contratto.

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Vaccino anti-Covid e danni neurologici: il Tribunale di Asti condanna il Ministero a pagare un indennizzo mensile di 3.000 euro

Il Tribunale civile di Asti, con una sentenza del 26 settembre 2025, ha riconosciuto il nesso di causalità tra la vaccinazione anti-Covid con Comirnaty (Pfizer-BioNTech) e una grave forma di mielite trasversa infiammatoria in una donna di 52 anni. A seguito di danni neurologici irreversibili – comparsa pochi mesi dopo la somministrazione del vaccino – il Ministero della Salute è stato condannato a corrisponderle un indennizzo mensile di circa 3.000 euro, come previsto dalla Legge n. 210 del 1992. La decisione, sebbene di primo grado e quindi appellabile, rappresenta un precedente significativo per il riconoscimento di danni neurologici post-vaccinali e ribadisce il diritto alla tutela assistenziale dello Stato, anche in assenza di colpa o difetto del prodotto.

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Famiglie, arriva più sostegno dallo Stato: cosa cambia con la nuova manovra

La prossima manovra economica del governo mette al centro le famiglie, con un investimento di 3,5 miliardi di euro tra il 2026 e il 2028 per rafforzare il loro potere d’acquisto e sostenere la natalità. Tra le novità principali, spicca il potenziamento delle detrazioni fiscali: da ora anche chi ha un solo figlio beneficerà dello stesso trattamento riservato finora alle famiglie con due figli, con un aumento significativo del tetto delle spese detraibili — ad esempio, da 9.800 a 11.900 euro per chi guadagna tra 75.000 e 100.000 euro. Parallelamente, l’Isee verrà alleggerito grazie a due cambiamenti importanti: la scala di equivalenza sarà estesa anche alle famiglie con due figli (non solo tre, come oggi), e il valore della prima casa sarà quasi del tutto escluso dal calcolo, rendendo più facile accedere a bonus, assegno unico e altri aiuti sociali. Il pacchetto include anche il potenziamento del bonus per le mamme lavoratrici (da 40 a 60 euro al mese), il rifinanziamento del bonus nascita da 1.000 euro, la conferma del congedo parentale e l’istituzione di un Fondo per la previdenza complementare legato alle nuove nascite. Infine, viene rinnovata la “Carta dedicata a te”, un contributo una tantum di 500 euro per l’acquisto di generi alimentari, destinato alle famiglie con Isee fino a 15.000 euro. Tutte queste misure saranno formalizzate nella prossima Legge di Bilancio, con l’obiettivo chiaro di ridurre il carico fiscale e burocratico sui nuclei familiari e contrastare la povertà.

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Licenziamento illegittimo se il datore non valuta l’impatto della modifica dell’orario sul caregiver:

Estratto della sentenza Cassazione Civile, Sez. Lav., 03 luglio 2025, n. 18063 La Cassazione Civile, Sez. Lav., 03 luglio 2025, n. 18063 ha accolto il ricorso di un lavoratore caregiver licenziato dopo aver rifiutato un cambio di orario che gli avrebbe impedito di assistere la moglie disabile, titolare di protezione ai sensi della legge 104/1992. La Corte ha rilevato che il datore di lavoro non aveva adempiuto all’obbligo di repêchage, non avendo valutato la possibilità di ricollocare il dipendente in un altro ruolo con il medesimo orario a ciclo continuo – regime già in uso in azienda e successivamente assegnato a nuovi assunti. Inoltre, la Corte d’appello aveva omesso di esaminare la domanda alternativa di licenziamento discriminatorio, violando il diritto del lavoratore a una tutela effettiva contro discriminazioni legate alla condizione di caregiver. Per questi vizi, la sentenza di legittimità è stata cassata e la causa rinviata.

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