A partire dal 2026, i permessi retribuiti previsti dalla Legge 104/1992, noti come “permessi 104”, saranno soggetti a una verifica più rigorosa dei requisiti per il loro riconoscimento. Una bozza del decreto attuativo, recentemente circolata, annuncia un giro di vite volto a contrastare abusi e garantire che i benefici siano riservati esclusivamente a chi ne ha effettivamente diritto.
Cosa cambia dal 2026?
La novità principale riguarda l’obbligo di verifica periodica dello stato di invalidità e del grado di gravità della disabilità. Fino a oggi, una volta riconosciuto il diritto ai permessi ex Legge 104, art. 33, il lavoratore beneficiava del beneficio in modo continuativo, salvo revoca esplicita. Dal 2026, invece, l’INPS dovrà effettuare controlli programmati per accertare che sussistano ancora le condizioni sanitarie che giustificano il riconoscimento del permesso.
Questo cambiamento si inserisce nel più ampio contesto di razionalizzazione della spesa sociale e di contrasto agli utilizzi impropri di strumenti pensati per sostenere chi si trova in condizioni di particolare fragilità.
La disciplina attuale: cosa prevede la Legge 104
L’articolo 33 della Legge 104/1992 concede, a determinate condizioni, tre giorni di permesso mensile retribuiti ai lavoratori:
- con disabilità grave (riconosciuta ai sensi dell’art. 3, comma 3, della stessa legge);
- o che assistono un familiare con disabilità grave (coniuge, parente entro il secondo grado, o entro il terzo grado in casi particolari).
Il permesso è alternativo al congedo straordinario retribuito e può essere frazionato anche in ore, a seconda delle esigenze del lavoratore e dell’organizzazione aziendale.
Giurisprudenza della Cassazione: chiarezza sui requisiti
La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che il diritto ai permessi 104 presuppone la sussistenza oggettiva e attuale della disabilità grave. In particolare:
- Cass. Civ., Sez. Lav., Sent. n. 17350/2021: “Il riconoscimento del diritto ai permessi ex art. 33 L. 104/1992 è subordinato alla sussistenza, al momento dell’uso del permesso, della condizione di gravità della disabilità. La mera titolarità di un provvedimento amministrativo non è sufficiente se nel frattempo è venuta meno la condizione sanitaria.”
- Cass. Civ., Sez. Lav., Sent. n. 8967/2019: “Il datore di lavoro può legittimamente richiedere documentazione aggiornata qualora sussistano fondati dubbi sulla persistenza dello stato di disabilità grave.”
Queste pronunce evidenziano come il sistema giurisprudenziale abbia già da tempo orientato l’interpretazione verso una logica di attualità e verificabilità del diritto, in linea con le novità normative in arrivo.
Impatto sui lavoratori e sulle aziende
Per i lavoratori, la stretta non comporta automaticamente la perdita del beneficio, ma introduce un obbligo di aggiornamento documentale e la possibilità di essere chiamati a sottoporsi a nuove visite mediche legali. Per le aziende, invece, si prospetta una maggiore chiarezza sulle responsabilità e una riduzione dei contenziosi legati a utilizzi non conformi della normativa.
Conclusioni
La riforma in arrivo non intende limitare i diritti dei disabili o dei loro caregiver, ma rafforzare la legittimità e la sostenibilità di uno strumento prezioso di welfare. Il messaggio è chiaro: i permessi 104 restano un pilastro del sostegno alle persone con disabilità, ma devono essere utilizzati nel rispetto dello spirito e della lettera della legge.
Per chi già ne beneficia, la raccomandazione è di mantenere aggiornata la propria documentazione sanitaria e di collaborare con l’INPS nei futuri controlli, garantendo così la continuità del diritto acquisito.

