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Le Nuove Frontiere del Diritto del Lavoro nel 2025 – Tra Controlli, Licenziamenti, Stress Organizzativo e Tutele Costituzionali

Nel 2025 il diritto del lavoro si è trasformato radicalmente: la Corte di Cassazione ha chiarito che un patto di prova privo delle mansioni è nullo “geneticamente”, rendendo il licenziamento per “mancato superamento” illegittimo ab origine e scatenando la tutela reintegratoria. Al contempo, le aziende sono ora responsabili per stress lavoro-correlato anche senza mobbing: basta un ambiente oggettivamente stressogeno e la mancata adozione di misure correttive (Cass., ord. n. 10730/2025). Il DDL Lavoro 2024, in vigore dal 2025, introduce regole stringenti su periodi di prova, assenze ingiustificate (equiparate a dimissioni) e obblighi di trasparenza durante la cassa integrazione. Un nuovo paradigma si afferma: il lavoro non è solo prestazione, ma spazio di dignità, salute e diritti effettivi.

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Lo smart working come accomodamento ragionevole per i lavoratori con disabilità: l’orientamento della Corte di Cassazione del 10 gennaio 2025

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 605 del 10 gennaio 2025 segna un passo decisivo nella tutela dei lavoratori con disabilità: lo smart working, quando idoneo e privo di oneri sproporzionati per l’azienda, può costituire un “accomodamento ragionevole” ai sensi della normativa antidiscriminatoria. Il rifiuto del datore di lavoro di valutare tale soluzione – ad esempio in caso di trasferimento problematico – può configurare una discriminazione illegittima e rendere nullo il conseguente licenziamento. La sentenza riafferma così il dovere del datore di adottare misure attive per preservare il posto di lavoro del disabile, in coerenza con la Direttiva UE 2000/78/CE e con i principi di buona fede, correttezza e solidarietà sociale.

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Cassazione ribalta il rifiuto dell’indennità di accompagnamento: la “supervisione continua” equivale all’“aiuto permanente”

La Corte di Cassazione ha stabilito che la “supervisione continua” nella deambulazione soddisfa il requisito legale per l’indennità di accompagnamento previsto dall’art. 1 della legge n. 18/1980, poiché implica l’impossibilità di camminare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore. La sentenza ribadisce che tale condizione, se continua e non episodica, integra pienamente la fattispecie normativa, a prescindere dalla valutazione della residua autonomia funzionale secondo la scala di Barthel.

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Trasferimento punitivo nell’emergenza rifiuti? 

L’emergenza rifiuti non giustifica un trasferimento punitivo né un licenziamento. Lo ribadisce la Cassazione con la sentenza n. 18347/2023: neppure lo stato di crisi autorizza il datore a derogare unilateralmente al contratto di lavoro. Il diritto del lavoro, anche — e soprattutto — in emergenza, resta inviolabile.

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Cessione di ramo d’azienda, “newco” e licenziamenti: quando l’autonomia è solo una finzione giuridica?

La cessione di un ramo d’azienda a una newco costituita con capitale irrisorio — spesso appena 10 euro — e priva di autonomia organizzativa, mezzi funzionali, clienti o capacità decisionale, non soddisfa i requisiti di legittimità richiesti dall’art. 2112 c.c.. Come chiarito dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 17201 del 26 giugno 2025, non sussiste trasferimento di ramo d’azienda quando l’attività della società cessionaria rimane «indissolubilmente legata» alla cedente, in una condizione di vera e propria dipendenza operativa. In tali casi, il ramo non è un’entità economica autonoma preesistente, ma un aggregato di lavoratori privo di know-how e capacità imprenditoriale, con la conseguenza che il trasferimento è inefficace e i rapporti di lavoro permane in capo al cedente.

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Il lavoratore con limiti medici che svolge un’altra attività: quando il licenziamento regge davvero in tribunale?

l licenziamento di un lavoratore con limiti medici che svolge un’altra attività non è mai automaticamente legittimo. La Corte di Cassazione ricorda che «la limitazione dell’idoneità al lavoro non comporta, di per sé, l’assoluta impossibilità di svolgere qualsiasi altra attività lavorativa» (Sentenza n. 22545 del 10 novembre 2017, Sez. Lavoro). Spetta al datore provare, in concreto, l’incompatibilità tra le mansioni esterne e lo stato di salute del dipendente — e aver prima escluso ogni possibilità di ricollocazione interna. Senza queste prove, il recesso rischia di essere dichiarato illegittimo.

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Paralisi dell’assemblea condominiale: quando il giudice nomina un commissario per salvare l’edificio

In un condominio , gravi danni strutturali — cornicioni pericolanti, distacchi di calcestruzzo, infiltrazioni d’acqua — richiedevano interventi urgenti, confermati anche dai Vigili del Fuoco e da un CTU nominato dal tribunale. Tuttavia, l’assemblea era paralizzata: i dissidi tra condomini impedivano il raggiungimento della maggioranza necessaria (più della metà dei partecipanti con almeno 500 millesimi) per deliberare i lavori. Cinque condomini hanno quindi presentato ricorso ex articolo 1105, quarto comma, del Codice civile, chiedendo l’intervento del giudice. Con decreto del 5 novembre 2025, il Tribunale ha nominato un commissario ad acta, attribuendogli il potere di affidare i lavori, seguirne l’esecuzione e ripartire le spese secondo gli articoli 1123 e 1126 c.c., superando così la paralisi assembleare in via sostitutiva e urgente.

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Il diritto di andare in bagno sul lavoro: un diritto fondamentale, non un privilegio

L’argomento riguarda il diritto del lavoratore a soddisfare le proprie esigenze fisiologiche durante l’orario di lavoro, riconosciuto come parte integrante della tutela della dignità personale e della sicurezza psicofisica sul posto di lavoro. La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 12504/2025 ha ribadito che un datore di lavoro non può, né direttamente né per carenza organizzativa, impedire a un dipendente di andare in bagno in caso di urgenza — pena il risarcimento per danno non patrimoniale. La giurisprudenza chiarisce che il bisogno fisiologico “non può attendere” e che ogni azienda deve prevedere procedure efficaci per gestire queste situazioni, senza umiliare o esporre il lavoratore a condizioni degradanti.

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Detrazione per figlio maggiorenne: spetta ancora al 100% al genitore affidatario senza bisogno di nuovo accordo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15224 del 7 giugno 2025, ha stabilito che la detrazione fiscale per i figli a carico spetta nella stessa misura anche dopo il compimento della maggiore età, senza che sia necessario un nuovo accordo tra i genitori. In particolare, se durante la minore età un genitore affidatario fruiva del 100% della detrazione, può continuare a farlo anche per il figlio maggiorenne, purché questi resti a carico fiscalmente. La decisione ribadisce il principio già espresso dall’Agenzia delle Entrate con la Circolare n. 15/E del 2007.

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Quando il controllo diventa persecuzione: la Cassazione frena i datori di lavoro invasivi e riafferma la dignità del lavoratore malato.

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23578/2025, ha ribadito che il datore di lavoro non può ricorrere a controlli invasivi sulla vita privata di un dipendente assente per malattia se non esiste un fondato e concreto sospetto di illecito. L’uso di agenzie investigative per pedinare il lavoratore per 16 giorni — anche durante le festività, al di fuori delle fasce di reperibilità (10–12 e 17–19) e coinvolgendo familiari e terzi — è stato giudicato sproporzionato e illegittimo, violando i principi di proporzionalità, minimizzazione e rispetto della privacy (GDPR e art. 2 Cost.). Di conseguenza, il licenziamento basato su tali prove è nullo, poiché le stesse sono inutilizzabili in giudizio. La giurisprudenza chiarisce che il datore ha a disposizione strumenti legittimi (come la visita fiscale INPS) per verificare l’effettiva malattia: ricorrere a metodi eccessivi configura non solo un abuso di potere, ma potenzialmente un mobbing, sanzionabile ai sensi dell’art. 2087 c.c. e, in casi gravi, dell’art. 610-bis c.p. Il lavoratore può quindi difendersi in giudizio dimostrando l’assenza di un reale sospetto, l’ossessività del controllo e l’intento vessatorio, con documentazione, testimonianze e comunicazioni datoriali. La visita fiscale ripetuta non è di per sé illegittima, ma diventa tale se inserita in una strategia persecutoria, come confermato dal Tribunale di Teramo (sent. n. 248/2023).

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Pignoramento Senza Giudice: Una Riforma a Tutela del Credito d’Impresa alla Luce della Giurisprudenza della Cassazione

Il pignoramento senza autorizzazione giudiziale, introdotto con il decreto-legge n. 132/2014 e confermato dalle successive riforme, consente al creditore munito di titolo esecutivo di avviare direttamente l’esecuzione forzata presso terzi, senza attendere un provvedimento del giudice. La Corte di Cassazione, con una giurisprudenza ormai consolidata (tra cui le sentenze n. 19840/2022, n. 8572/2021 e n. 24108/2020), ha riconosciuto la legittimità di questa procedura, sottolineandone l’efficacia nel tutelare il credito d’impresa, pur nel rispetto delle garanzie difensive del debitore e degli obblighi di cooperazione del terzo pignorato.

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