Subordinazione o autonomia? Il Tribunale di Roma decide “secondo equità”
La sentenza emessa il 3 novembre 2025 dal Tribunale di Roma in funzione di giudice del lavoro, affronta il delicato tema della qualificazione del rapporto di lavoro in assenza di regolarizzazione formale. Pur riconoscendo che la ricorrente ha effettivamente prestato attività lavorativa per la società resistente tra aprile e giugno 2024 – con mansioni di coordinamento, uso di strumenti aziendali e interazione costante con dipendenti e clienti – il giudice rileva l’impossibilità di accertare in modo certo gli elementi essenziali della subordinazione: durata esatta del rapporto, orario effettivo, inquadramento contrattuale e, soprattutto, compatibilità con la contemporanea percezione della NaSPi, incompatibile con lo status di lavoratore subordinato. In mancanza di prova rigorosa, il Tribunale decide secondo equità (art. 127‑ter c.p.c.), condannando la società al pagamento di € 2.000,00 lordi, pur senza riconoscere alcuna qualifica di subordinazione, nemmeno ai fini contributivi. Respinta anche la domanda riconvenzionale per la restituzione di computer e SIM aziendale, in quanto consegnati in un contesto di totale informalità e senza obblighi espliciti di riconsegna. La decisione riflette un equilibrio tra tutela del lavoro effettivamente svolto e rigore probatorio richiesto dalla giurisprudenza, evitando sia la sanzione automatica del datore che la qualificazione artificiosa del rapporto.

