Legge 106/2025 e riforma dei caregiver: un passo avanti, ma ancora troppo poco per chi cura
La Legge 106/2025, in vigore dal 1° gennaio 2026, segna una svolta storica: per la prima volta, anche lavoratori autonomi e professionisti potranno beneficiare di un congedo per malattia fino a 300 giorni all’anno, con mantenimento della posizione previdenziale attiva. Si tratta di un riconoscimento fondamentale per una categoria finora esclusa da ogni forma di tutela in caso di patologie gravi, come quelle oncologiche o invalidanti. Tuttavia, il diritto è limitato a chi svolge attività in via continuativa per un unico committente, lasciando fuori molti liberi professionisti con clientela frammentata. Per i dipendenti, la legge introduce 10 ore aggiuntive annue di permessi retribuiti – oltre ai canonici 3 giorni mensili della Legge 104 – e un congedo fino a 24 mesi con garanzia del posto di lavoro, ma senza retribuzione né contribuzione. Una tutela “a metà”, che salva l’occupazione ma non il reddito. Viene inoltre riconosciuta una priorità allo smart working per chi fruisce del congedo, sebbene questa misura rischi di scontrarsi con le rigidità organizzative aziendali. Parallelamente, la Legge di Bilancio 2026 istituisce un Fondo caregiver con una dotazione di soli 1,15 milioni di euro per il 2026, salvo salire a 207 milioni annui dal 2027. Le associazioni (Fish, Genitori Tosti, Confad) denunciano con forza lo stanziamento iniziale come “irrisorio” e “una presa in giro”, ricordando che nel 2024 il precedente fondo da 30 milioni era stato soppresso. I caregiver familiari – stimati in quasi 8 milioni, perlopiù donne over 40 – assistono 24/7 familiari non autosufficienti, spesso rinunciando al lavoro e vivendo in condizioni di grave stress e rischio di impoverimento. Nonostante un Tavolo tecnico governativo abbia lavorato per un anno e mezzo su una legge quadro nazionale, manca ancora l’approvazione formale del disegno di legge in Consiglio dei Ministri. Senza una cornice normativa uniforme, gli interventi restano disomogenei tra le Regioni, e il riconoscimento del caregiver rimane sulla carta. In sintesi: la Legge 106 è un progresso concreto, ma la riforma dei caregiver rischia di fallire se non accompagnata da risorse adeguate, indennità economica e tutele previdenziali strutturali. Il welfare non può continuare a poggiare sulle spalle di chi cura in silenzio.

