L’indennità di accompagnamento è un sostegno economico previsto per le persone con gravi disabilità, riconosciuto esclusivamente in base alla minorazione, senza considerare età o reddito. Dal 1° gennaio 2025, grazie alla circolare INPS n. 23 del 28 gennaio 2025, l’importo mensile è stato aggiornato a 542,02 euro, per un totale annuo di 6.504,24 euro. Importante sottolineare che questa somma non varia in base al reddito del beneficiario.
Per accedere al beneficio, la legge n. 18 del 1980 stabilisce alcuni requisiti fondamentali:
- cittadinanza italiana (o, per i cittadini UE, iscrizione all’anagrafe del Comune di residenza; per gli extracomunitari, permesso di soggiorno di almeno un anno);
- residenza stabile e abituale in Italia;
- riconoscimento di invalidità totale (100%) per patologie fisiche o psichiche;
- impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore.
Finora, però, l’INPS ha spesso interpretato in modo restrittivo il requisito relativo alla deambulazione, negando il beneficio anche a chi versava in condizioni oggettivamente gravi. Ma ora la Corte di Cassazione interviene con una svolta decisiva.
Nella sentenza n. 28212 depositata il 24 ottobre 2025, i giudici di legittimità hanno chiarito un principio fondamentale: “necessità di aiuto” e “supervisione continua” sono concetti equivalenti. Se una persona non può camminare senza la presenza costante di qualcuno per evitare cadute, non è autonoma ai fini del riconoscimento dell’indennità.
Il caso esaminato riguardava un richiedente deceduto, i cui eredi avevano visto negato il beneficio dal Tribunale di Macerata. La Cassazione, riesaminando la documentazione sanitaria – che descriveva un’“andatura a piccoli passi”, un “elevato rischio di cadute” e la necessità di “supervisione o aiuto in tutte le attività quotidiane che comportano spostamenti” – ha ribaltato la decisione, affermando con chiarezza che:
“La supervisione implica necessariamente che l’attività in questione (la deambulazione) non possa essere svolta in autonomia.”
Questo orientamento giurisprudenziale rappresenta una svolta concreta per migliaia di persone, restituendo dignità a chi, pur non essendo completamente immobile, vive una condizione di fragilità tale da richiedere assistenza costante.
Come presentare la domanda?
Il primo passo è recarsi dal medico di base per ottenere il certificato medico introduttivo, che deve contenere formulazioni precise. Il medico deve dichiarare esplicitamente una delle due condizioni:
- “persona impossibilitata a deambulare”;
- “persona che necessita di assistenza continua, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita”.
Evitare descrizioni generiche è fondamentale: il certificato deve includere dati anagrafici completi, diagnosi specifica, gravità della patologia, impatto sulla deambulazione o sulle attività quotidiane, e, se disponibili, referti specialistici.
Il certificato ha un costo tra i 50 e i 100 euro e una validità di 90 giorni. Una volta ottenuto, la domanda va presentata esclusivamente online, tramite il sito INPS (con PIN) o attraverso patronati e associazioni di categoria.
Dopo la presentazione, il richiedente sarà convocato dalla Commissione Medica Legale dell’ASL, che valuterà la sussistenza dei requisiti.
In conclusione
La sentenza della Cassazione n. 28212/2025 segna una svolta interpretativa importante: non serve più dimostrare l’assoluta incapacità di camminare, ma è sufficiente provare la necessità di supervisione continua per evitare rischi gravi, come le cadute. Un passo avanti verso un’idea di welfare più umana, inclusiva e attenta alla realtà delle persone con disabilità.

